lunedì 30 maggio 2016

Liquore al cioccolato.

Liquore al cioccolato.

Semplice da preparare, ottimo da gustare!

Ingredienti:
1/2 litro di latte intero a lunga conservazione
400 g. di zucchero
una confezione di cacao amaro
una bustina di vanillina
200g. di alcol per liquori.
Preparazione:
Mescolare a caldo latte e zucchero e poi aggiungere a pioggia il cacao e mescolare senza portare a ebollizione.
A freddo poi aggiungere l'alcol e imbottigliare.
Va conservato in frigo.
Può essere utilizzato per inzuppare la pizzadoce, per insaporire il gelato alla crema, per farcire panettoni, per decorare la frutta, ecc.



Lu travocche


Denti candidi come perle!

Pulizia denti con mentuccia.

Spesso caffè, fumo e altre sostanze alimentari tendono a ingiallire lo smalto dei nostri denti, niente paura, vi suggerisco un rimedio efficace se utilizzato di frequente. Procuratevi delle foglie di "mentucce"( può essere coltivata in vaso), spargetevi sopra un pizzico di bicarbonato e poi strofinatele sui denti, sciacquate e.. voilà, oltre a una sensazione di freschezza, vedrete splendere i vostri denti come perle!


Digestivo alla "mentucce"

Chi trove la mentucce e nen l'addore nen vede la Madonne quande more!

Con questa erba aromatica, la mentucce (menta piperita), che nasce spontanea negli orti, consiglio di preparate un ottimo digestivo. Gli oli essenziali, il tannino la pectina e le resine contenute nelle foglie e nelle infiorescenze hanno proprietà stimolanti dell'apparato digerente e nervoso.
Lasciare in infusione per una settimana in un litro di alcol a 95° una manciata abbondante di mentuccia, aggiungere qualche chiodo di garofano e una stecca di cannella. Preparate a caldo uno sciroppo di acqua (1 litro) e zucchero(1 kg.) e a freddo unite l'alcol filtrato. Imbottigliate e fatene buon uso!

Scrub viso e corpo.

Scrub viso e corpo.

In Abruzzo ci sono chilometri di spiagge con sabbia calcarea finissima, ideale per una pulizia del viso e del corpo. Preparate un miscuglio di miele, prodotto che non manca nella nostra terra, sabbia e acqua tiepida quanto basta a rendere cremoso il preparato. Spalmate la crema ottenuta con lieve massaggio rotatorio e poi sciacquate. Sentirete una pelle liscia e vellutata come non mai!

domenica 29 maggio 2016

Pranzo di Natale.




Pranzo di Natale.

Era una fredda mattina di dicembre, il cielo era plumbeo ma non nevicava, mancavano due giorni a Natale. Ero già sveglia da un pezzo, guardavo, o meglio, sentivo gli altri dormire! Eravamo in diciotto in quella stalla, in troppi, bambini, ragazzi e adulti, stesi sulla paglia a stretto contatto di gomito, senza alcuna possibilità di rigirarsi nel sonno. Fermi, come tanti cadaveri in fila! Dormivamo tutti vestiti, con più indumenti, quei pochi che eravamo riusciti a portare con noi, il freddo era così pungente da anestetizzarci e gli spifferi sembravano alisei. Avevo solo tredici anni, ero cresciuta troppo in fretta; mia madre mi aveva tagliato i lunghi capelli neri, mi faceva indossare un paio di pantaloni di mio fratello e tutti mi chiamavano Mario invece che Maria. Allora non riuscivo a capire il motivo di quella forzata metamorfosi,  e ogni volta che le chiedevo spiegazioni mi rispondeva – Le bambine le portano in paese i tedeschi e le fanno lavorare sodo! -. Il mio paese, Ortona, era stato bombardato e poi occupato dai tedeschi. Ricordo con terrore il giorno in cui sentimmo il rombo dei motori degli aerei che si avvicinavano: ci fu un fuggi  fuggi  generale, abbandonammo le nostre case, riuscendo a prendere quelle poche cose a portata di mano e poi via per i sentieri che portavano alle campagne limitrofe.  Appiattiti fra i cespugli, vedemmo gli aerei sganciare delle sagome scure che, con un sibilo, colpivano esplodendo le case del paese. Dopo qualche minuto una gigantesca nube di polvere grigia ovattava Ortona. Gli aerei ormai erano dei punti neri all’orizzonte, un silenzio agghiacciante ci opprimeva.
Iniziava così il nostro “soggiorno da sfollati”: raggiungemmo un casolare a qualche chilometro dal sentiero che portava al paese. Con noi c’erano i nonni, gli zii con le loro famiglie : eravamo una vera tribù. I contadini del casolare ci misero a disposizione il fienile adiacente alla stalla. Una staccionata, rimediata e malferma, ci separava dalle nostre coinquiline, due mucche maleodoranti, però due sante mucche che ogni mattina, con il loro latte caldo, contribuivano a sostenere la comunità...



 

Abruzze me!



Abbruzze mè!

Quande sinti la voce de lu mare
e da luntane brille le lambàre
quande vide le muntagne nche la neve
e a lu funtanile le pècure che beve
quande lu vente fa cantà le bosche
che , nche le prati ‘n fiòre pare n’affrèsche
allore ve’ ‘n mente lu cafòne siloniane
che zàppe nche amore sta térre benedètte
e lu zampugnàre nche lu pastore dannunziane
che calene da le muntagne a braccette!
L’Abbruzze è la reggion’a mè, è la cchiù bbèlle
ce truve l’ arte, lu magnà bbòne, la nature e le pecurelle!
Me sente abbruzzèse fine all’osse
l’amore è ffòrte e m’accumpagne a la fòsse!

 

Lu ponte de Pescare



Lu ponte di Pescare.
Quande lu ponte ere in costruzione,
na la  piazzette de la Madunnine,
ere na continuazione,
tucchennse la fronte, diceje la pupulazione
-         Chi ci saje esse p’ammonte?
Vulesse sapè, francamente,
a chi ha minute ‘n mente
di jittà li quatrini inutilmente! –

-         Chi è ssù catafalche
che piombe su lu fiume gne nu falche!. –

-         Quante è ate ssù ponte,
a li pidune e a li ciclisti
je mozze lu fiate
e  j’ambanne la viste! –
Spute e ‘nduvine!
Mo, care amiche,
na la piazzette de la Madunnine
in file gne li furmiche,
la gente saje e cale elle p’ammonte.
-         Quante è belle e quante è care
stu ponte di Pescare! –
Naturalmente,
pure quilli che parleje malamente,
va ammonte e ‘balle pi’ li cursie
-         Lu ponte è nostre e cuscì sie! -